giovedì 23 maggio 2013

Underworld: Fresh Kills Landfill, la più grande discarica di tutti i tempi

In genere, quando si fa riferimento alle più grandi costruzioni umane, si pensa alla  Grande Muraglia Cinese o alla Grande Piramide di Giza. In verità c'è un'altra struttura di proporzioni gigantesche, visibile anche dallo spazio, che può essere considerata la più grande costruzione umana di tutti i tempi: la discarica Fresh Kills Landfill di Staten Island, a New York. 

Ad un certo punto del romanzo "Underworld", Brian Glassic, "manager dei rifiuti" e socio del protagonista Nick Shay, raggiunge tale discarica per un appuntamento con dei tecnici; ecco la sua reazione quando scorge il sito per la prima volta: 
"Era bruno-rossastra, appiattita in cima, monumentale, illuminata in vetta dalla fiammata del tramonto, e Brian pensò che fosse l'allucinazione di uno di quei cucuzzoli isolati dell'Arizona. Invece era reale, ed era creata dall'uomo, spazzata dal volo roteante dei gabbiani, e Brian capì che poteva essere solo una cosa - la discarica di Fresh Kills a Staten Island."
Nella descrizione dello spettacolo impressionante che Brian ha davanti agli occhi si intrecciano due visioni  diverse e complementari; da un lato vi è una dimensione tecnico-scientifica, con una descrizione precisa dei processi che avvengono sul luogo: 
"C'erano migliaia di acri di spazzatura ammonticchiata, terrazzata e segnata dai percorsi dei bulldozer che spingevano ondate di rifiuti sopra il versante in uso. Brian si sentì rinvigorire, guardando la scena. Chiatte che scaricavano, imbarcazioni più veloci che battevano i canali per raccogliere rifiuti alla deriva. Vide una squadra della manutenzione che lavorava ai tubi di scarico in alto sulle terrazze progettate per controllare lo straripamento dell'acqua piovana. Altre figure in maschera e tuta di butilene erano raggruppate alla base della struttura, a ispezionare materiale isolato per stabilirne il contenuto tossico."
dall'altro lato si affianca una dimensione più filosofica e riflessiva, con la descrizione dell'enormità della struttura che appare come qualcosa di quasi sovrumano e dal carattere esoterico:
"Era fantascienza e preistoria, spazzatura che arrivava ventiquattr'ore al giorno, centinaia di operai, veicoli con rulli compressori per compattare rifiuti, trivellatrici che scavavano pozzi per il gas metano, una fila di camion dal muso lungo che risucchiavano i rifiuti sparsi. Immaginò di osservare la costruzione della grande piramide di Giza - solo che questa era venticinque volte più grande. Per Brian era una visione ispiratrice. Tutta questa industriosa fatica, questo sforzo immane per far entrare il massimo dei rifiuti in uno spazio sempre minore.                         [...]La discarica gli mostrava senza mezzi termini come finiva il torrente dei rifiuti, dove sfociavano tutti gli appetiti e le brame, i grevi ripensamenti, le cose che si desideravano ardentemente e poi non si volevano più. Brian aveva visto centinaia di discariche ma nessuna altrettanto vasta. Sì notevole, e inquietante."
La vista della discarica comprende sullo sfondo anche il World Trade Center, entrambe a loro modo icone della società americana e strettamente interconnesse: 
"Le torri del World Trade Center erano visibili in lontananza e Brian percepì un equilibrio poetico tra quell'idea e questa.
In chiusura del capitolo, Brian prende coscienza dell'importanza della gestione dei rifiuti per la moderna società consumistica e comincia a sentirsi investito di una grande responsabilità nel proprio lavoro; si noti il tono iniziatico e profetico:
"[...]Brian ebbe un attimo di illuminazione. Guardò tutta quella spazzatura in perenne aumento e per la prima volta capì in cosa consistesse il suo lavoro. Non in progettazione o trasporto o riduzione alla fonte. Lui si occupava di comportamento umano, delle abitudini e degli impulsi della gente, dei loro incontrollabili bisogni e innocenti desideri, forse delle loro passioni, sicuramente dei loro eccessi e delle loro debolezze ma anche della loro gentilezza, della loro generosità, e la domanda era come impedire a questo metabolismo di massa di sopraffare l'umanità."
"Questa era la sfida che bramava[...]. Capire tutto questo. Penetrare questo segreto. La montagna era lì,[...] nessuno ne parlava eccetto gli uomini che cercavano di gestirla, e per la prima volta Brian si vide come il membro di una setta esoterica, un ordine di adepti e veggenti, che davano forma al futuro, pianificatori di città, manager dei rifiuti, tecnici del concime, architetti del paesaggio che un bel giorno avrebbero costruito in quel posto giardini pensili, creato un parco valendosi di ogni tipo di oggetto del desiderio, usato, smarrito ed eroso. I più grandi segreti sono quelli spalancati davanti a noi" 
Don DELILLO, Underworld, Torino : Giulio Einaudi Editore, 2012, parte seconda, capitolo terzo.


Da notare il fatto che il legame tra il romanzo di DeLillo, nella cui copertina si stagliano sullo sfondo le Twin Towers, e la discarica di Staten Island, diventa oggi ancor più marcato e significativo se si pensa che, dopo i tragici eventi dell'11 settembre 2001,  le macerie delle torri del World Trade Center furono portate proprio a Fresh Kills. 

Veduta aerea di Fresh Kills Landfill
immagine tratta da: < http://www.ens-newswire.com/ens/mar2001/2001-03-22-01.asp>
Dopo un cinquantennio di attività, in cui l'immenso cumulo di rifiuti giunse ad un'altezza superiore a quella della Statua della Libertà, il 22 marzo 2001 la discarica è stata chiusa definitivamente. Dal 2003 è iniziata la più grande opera di riconversione mai realizzata, che dovrà portare l'area a diventare la più grande area verde di New York. Si noti come, nelle ultime righe da me riportate, la riconversione del sito sia stata di fatto profetizzata dall'autore che pubblica il romanzo nel 1997.

Nell'immagine una previsione di come si presenterà il parco di Fresh Kills
immagine tratta da: <http://en.wikipedia.org/wiki/File:Fresh_Kills_Park.jpg>
Sempre a proposito della discarica di Fresh Kills, ricordo il libro che ho suggerito in un post precedente, in cui lo studio di tale discarica trova grande spazio. L'autore di questo volume è William Rathje, il vero e proprio padre dell' archeologia dei rifiuti (Garbology).

nella foto: William Rathje, archeologo e antropologo
foto tratta da: <http://paulmullins.wordpress.com/tag/william-rathje/>



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