“Waste, ovvero rifiuti, è una parola interessante, che si può rintracciare nell’inglese antico e nel norvegese antico e si può far risalire al latino, con derivati quali vuoto, svanire e devastare.”
Don DeLillo, Underworld, parte prima, capitolo sesto.
Le parole riportate sono di Nick Shay, uno degli innumerevoli protagonisti del romanzo che sto leggendo, e costituiscono uno spunto per una breve riflessione sull'etimologia e sulla varietà di termini che identificano i rifiuti.
Il termine inglese waste, oggi sinonimo di garbage, si può riscontrare già nell' inglese antico dove rintracciamo il termine westan. Inizialmente significava "indebolirsi", "perdere forza o salute", da metà del XIV secolo assunse il significato di "spreco" e solo successivamente quello di "scarto" o "rifiuto". L'anglo-francese waster si rifà invece al francese antico guaster o gaster, che a sua volta deriva dal latino vastum, connettendo l'idea di vuoto e spoliazione con quella di devastazione, rovina, discarica.
Ecco qui di seguito una rassegna dei principali modi di indicare i rifiuti nelle diverse lingue:
- italiano: spazzatura, immondizia, pattume, RSU (rifiuti solidi urbani; termine amministrativo-burocratico)
- inglese: garbage, waste, rubbish, refuse
- francese: balayage, ordures, poussieres
- tedesco: abfall, kehricht, mull, schutt
- spagnolo: barrido, basura
- polacco: smieci
- russo: mycop
- greco: Σκουπίδια
- arabo: القمامة
- cinese: 垃圾
- dialetto piemontese: rumenta, mnis
- dialetto milanese (meneghino): ruff
- dialetto veneto: Scoàze, loàme
- dialetto emiliano: rosch
- dialetto romano: monnezza
- dialetto napoletano: munnìzza
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