domenica 28 aprile 2013

Underworld: prima viene... la spazzatura

Uno dei passaggi chiave di "Underworld", almeno per quanto riguarda il tema del mio blog, è quello che cercherò di presentarvi in questo post. 

E' possibile che il motore di sviluppo della storia, dell'intera civiltà umana e della tecnologia, in realtà, non sia altro che una costrizione  dettata dall'esigenza dell'uomo di disfarsi della propria spazzatura?
Nascosta e spinta ai margini, la spazzatura spinge a sua volta influendo più di quanto si crede sull'intera società: la scienza, la matematica, l'arte, la musica... tutto può essere ricondotto ai rifiuti. Per questo, perlomeno secondo la visione del personaggio che sto per presentarvi, essa dovrebbe essere esposta nelle città, studiata e rispettata poiché racconta e rispecchia la società in cui viviamo. 

Per capire meglio ciò che ho detto passiamo direttamente al libro:
ad un certo punto del romanzo fa la sua apparizione Jasse Detwiler, un teorico dei rifiuti visionario e provocatore, che viene accompagnato da Nich Shay e dal suo capo Simeon Biggs, detto Big Sims, in visita a una discarica in fase di costruzione.



Fermo sul bordo di un immenso cratere nel deserto destinato ad accogliere migliaia di tonnellate di spazzatura al giorno, Detwiler comincia una lunga quanto spiazzante analisi sui rifiuti e sulla società:

“[...]la spazzatura ordinaria dovrebbe essere piazzata nelle città che la producono. Esponete la spazzatura, fatela conoscere. Lasciate che la gente la veda e la rispetti. Non nascondete le vostre strutture. Create un’architettura fatta d’immondizia. Progettate fantastiche costruzioni per riciclare i rifiuti e invitate la gente a raccogliere la propria spazzatura e a portarla alle presse e ai convogliatori. Così imparerà a riconoscere la propria spazzatura. Il materiale a rischio, i rifiuti chimici, le scorie nucleari, tutto questo diventerà un remoto paesaggio all’insegna della nostalgia. Gite in autobus e cartoline, posso garantirlo”.

Alla domanda di cosa intenda per nostalgia Detwiler risponde:

Non bisogna sottovalutare la nostra capacità di provare desideri complessi. Nostalgia per i materiali della civiltà messi al bando, per la forza bruta di vecchie industrie e vecchi conflitti”.

Nelle righe successive Detwiler va oltre e pone i rifiuti addirittura alla base della nascita della nostra civiltà:

Detwiler disse che le città crescevano sulla spazzatura, centimetro per centimetro, guadagnando in altezza nel corso dei decenni man mano che i rifiuti sepolti aumentavano. La spazzatura veniva sempre ricoperta o spinta ai margini, nelle stanze come nel paesaggio. Ma aveva un suo impeto e reagiva spingendo a sua volta. Spingeva in ogni spazio disponibile, dettando schemi di costruzione e alterando sistemi di rituale. E produceva ratti e paranoia. Così la gente era stata costretta a sviluppare una risposta organizzata, ovvero a inventarsi un modo ingegnoso per disfarsi della spazzatura e costruire una struttura sociale ad hoc – operai, menager, addetti alla rimozione, saccheggiatori. La civiltà è costruita, la storia è guidata”. 

“[...] La civiltà non era nata e fiorita tra uomini che scolpivano scene di caccia su portali di bronzo e parlavano di filosofia sotto le stelle, mentre l’immondizia non era un fetido derivato, spazzato via e dimenticato. No, era stata la spazzatura a svilupparsi per prima, spingendo la gente a costruire una civiltà per reazione, per autodifesa. Eravamo stati costretti a trovare il modo di liberarci dei nostri rifiuti, di usare quello che non potevamo gettare, di riciclare quello che non potevamo usare. La spazzatura aveva reagito alla spinta crescendo ed espandendosi. E così ci aveva costretti a sviluppare la logica e il rigore che avrebbero condotto all’analisi sistematica della realtà, alla scienza, all’arte, alla musica e alla matematica”.

“[...] Io insegno alla Ucla. Porto i miei studenti alle discariche di immondizia e li aiuto a capire la civiltà in cui vivono. Consuma o muori. Questo è il dettato della cultura. E finisce tutto nella pattumiera. Noi creiamo quantità stupefacenti di spazzatura, poi reagiamo a questa creazione, non solo tecnologicamente ma anche con il cuore e con la mente. Lasciamo che ci plasmi. Lasciamo che controlli il nostro pensiero. Prima creiamo la spazzatura e dopo costruiamo un sistema per fronteggiarla”. 
 Don DELILLO, UnderworldTorino : Giulio Einaudi Editore, 2012, parte terza, capitolo primo.
     

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