giovedì 11 aprile 2013

il monastero medioevale: esempio di "sostenibilità"

"Il monastero,come entità autonoma, è anche l'espressione di un sistema produttivo basato sull'autosufficienza rurale. Dalla coltivazione dell'orto, dall'allevamento dei maiali e delle oche, sino alla produzione dell'olio, della birra, dei salumi, del pane, tutto si esaurisce all'interno delle mura del monastero."
 Vittorio MARCHIS, Storia delle Macchine, Roma-Bari : Laterza, 2005, p.36.

Uno dei fenomeni che caratterizzò il Medioevo fu la diffusione dei monasteri. La pianta dell'abbazia di San Gallo, che è stata oggetto della lezione di mercoledì 10 aprile, costituisce un modello ideale di organizzazione degli spazi del monastero, in cui ogni luogo è adibito ad una precisa funzione. 

                   


La ricerca dell'isolamento e il fatto che la regola benedettina prescrivesse il lavoro manuale fece sì che le comunità monastiche sviluppassero un'economia autarchica, riuscendo a produrre da sé tutto ciò di cui avevano bisogno. Ben presto le abbazie medievali divennero vere e proprie città produttive, caratterizzate dall'attenzione volta al contenimento di ogni tipo di spreco e dalla capacità di utilizzare e riutilizzare ogni tipo di risorsa naturale. Per questa ragione possiamo attribuire a questo tipo di comunità il moderno concetto di sostenibilità. 

I monasteri comprendevano oltre la chiesa, le celle e i dormitori, anche boschi, orti, vigneti, l' hortus simplicium, le cucine, l' infermeria, la biblioteca, lo scriptorium, la scuola, i magazzini e i granai, le macine, i mulini, la sartoria, la falegnameria, e altri laboratori di ogni genere. 

Nulla veniva sprecato, alcuni esempi:
- il cibo avanzato veniva dato al bestiame e da esso si ricavava non solo la carne, ma anche la lana per i vestiti, la pelle (usata per realizzare calzari e pergamene), le setole per i pennelli,  le  penne (d'oca o di cigno) usate per scrivere, oppure fonti proteiche come latte e uova. Inoltre spesso c'era anche un allevamento di api che forniva miele e cera per le candele.
- Generalmente, ai monaci non era concesso consumare carne, perciò, essa o veniva barattata con l'esterno o veniva consumata dai lavoratori laici che talvolta lavoravano all'interno del monastero.
- Il latte in eccesso veniva utilizzato per produrre burro e formaggi (che si conservano più a lungo).
Dal lavaggio dei pennelli si recuperavano i residui di pigmento.
- I corni bovini venivano usati per conservare l'inchiostro e funzionavano da calamai. 
- Le latrine venivano periodicamente svuotate e il loro contenuto veniva portato fuori dal convento  per essere probabilmente utilizzato come concime. 

Infine, per lo smaltimento degli scarti delle attività produttive e artigianali che non potevano essere riutilizzati o che potevano risultare nocivi, venivano scavati dei "butti", ossia delle fosse a forma di fiasca in cui venivano gettati i rifiuti. I butti erano coperti da un pesante tappo di legno oppure da una lastra di pietra. 

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